La cosa più dura: aspettare.
E intanto: un metro di distanza, un metro di spessore, un metro di non-toccarsi.
Mancano: i respiri vicini, le mani a contatto, la pelle che riceve, lo sguardo senza sospetto.
Mancano: gli abbracci, quelli stretti stretti, quelli da tango, quelli in cui passa molto più di due braccia chiuse sulla schiena dell’altro.
Mancano: i sorrisi nei tram, i passi all’indietro senza guardare (tanto ti fidi), i giardini delle scuole all’ora della ricreazione.
Mancano: i pensieri senza psicosi, i teatri spalancati, i cinema gremiti, le piste da ballo incendiate di sguardi e di corpi.
Mancano: le persone che si mischiano, che si mescolano, che si mostrano.
Però passerà. E quando passerà, te la immagini la vita?
Te la immagini la vita, dopo?